I processi della mummificazione (che durava 70 giorni) erano:

-l’estrazione degli organi interni (tranne i reni, che simboleggiavano il Nilo, e il cuore) attraverso un uncino di bronzo. Questi organi venivano conservati all’interno dei vasi canopi (il cui nome deriva dalla città Canopus e su cui erano raffigurate 7 divinità) per evitarne la decomposizione;

-l’essicazione del corpo immergendolo nel Nilo per 40 giorni. Nelle acque del Nilo era presente il natron (Na 2CO 3·10H 2O), ovvero un sale di sodio che, grazie alle proprietà di assorbimento dell’acqua (era solubile nell’acqua), facilitava la disidratazione. Il corpo veniva essiccato perché la disidratazione provocata dall’essiccazione blocca la decomposizione di un cadavere, conservando, del tutto o solo in parte, l’aspetto originale del defunto (grazie alla disidratazione i tessuti, a partire dalla pelle, aderiscono alle ossa riuscendo a conservarsi potenzialmente per sempre) ;

-il lavaggio del corpo dopo l’essiccazione con vino di palma, che grazie alla grande quantità di alcool impediva la crescita di batteri decompositori;

-l’introduzione nell’addome del defunto di bende impregnate di natron;

-l’unzione del corpo con oli aromatizzati, resina di conifere e cera d’api (in tutte le mummie si è riscontrata una grande quantità di grassi). Gli Egizi utilizzavano gli oli perché conoscevano la loro proprietà di polimerizzare (ovvero di creare polimeri) e, grazie a ciò, creavano una barriera che proteggeva i tessuti e le bende dal degrado. Usavano le resine perché avevano osservato che per le piante svolgevano un’azione protettiva e utilizzavano la cera d’api perché, grazie alla presenza della vitamina A, ha proprietà antibatteriche;

-l’avvolgimento del corpo con bende di lino impregnate di Natron;

-la deposizione del corpo dentro un sarcofago.

Il motivo della mummificazione era prettamente religioso: al tempo si credeva che l’anima di ogni uomo fosse composta dalle anime Ba e Ka e che queste abbandonassero il corpo di una persona al momento della morte. Il Ba e il Ka però ritornavano nel corpo del defunto ed era necessario che questo fosse in buone condizione, altrimenti la loro presenza veniva meno. Durante la mummificazione (eseguita solo a persone molto ricche) non si estraeva il cuore perché questo doveva essere pesato dal dio Osiride e se superava il peso di una piuma il defunto veniva dato in pasto alle bestie metà ippopotamo e metà coccodrillo presenti nel Nilo.

Con la mummificazione si voleva impedire (in realtà ne si attenuavano solamente gli effetti) la decomposizione, ovvero il processo che il nostro corpo affronta subito dopo la morte (circa quattro minuti dopo) che ne comporta il disfacimento. Questa, anche se varia a secondo di diversi fattori, come la temperatura, l’umidità esterna (se un corpo viene lasciato al sole in un clima caldo i batteri e gli insetti non sopravvivranno a lungo e il corpo si decomporrà solo parzialmente; invece, se lasciato all’ombra in quello stesso clima, il corpo si decomporrà fino all’osso grazie ai batteri, animali e insetti) e la causa della morte, segue sempre quattro stadi: l’autolisi (o auto-digestione), il gonfiore, il decadimento attivo (che può essere ritardato anche di decenni se il corpo viene depositato dentro una bara) e la scheletrizzazione.

FASE 1: AUTOLISI

Non appena la circolazione sanguigna e la respirazione si fermano, il corpo non ha modo di rifornirsi di ossigeno o rilasciare gli scarti. L’eccesso di anidride carbonica crea un ambiente acido che causa la rottura delle membrane cellulari. Le membrane rilasciano enzimi che iniziano a mangiare le cellule dall’interno verso l’esterno. Dopo 3/6 ore i muscoli si irrigidiscono ( rigor mortis) e dopo di che piccole vescicole piene di liquido iniziano ad apparire sugli organi interni e sulla superficie della pelle (che inizierà ad “afflosciarsi”).

FASE 2: GONFIORE

Gli enzimi fuoriusciti nei primi stadi dell’autolisi iniziano a produrre molti gas e a causa di questi le dimensioni del corpo possono anche raddoppiare. Lo zolfo all’interno dei composti che i batteri rilasciano provoca lo scolorimento della pelle. In questa fase i microrganismi e i batteri producono cattivi odori  (grazie ai quali di solito si riesce a ritrovare il cadavere ) e gli insetti cominciano ad poggiarsi sul cadavere: è cominciata la putrefazione (la quale riduce a sostanze semplici i composti proteici del corpo).

FASE 3: DECADIMENTO

Il decadimento attivo (indicato dal rilascio dagli orifizi di fluidi) è lo stadio dopo la morte in cui il cadavere perde la maggior parte della sua massa corporea e viene consumato dai vermi. Organi, muscoli e pelle si liquefanno. Quando tutti i tessuti molli del corpo si decompongono rimangono solo i capelli, le ossa e la cartilagine.

FASE 4: SCHELETRIZZAZIONE

Durante questa fase tutti i tessuti e i muscoli si decompongono, lasciando così solo lo scheletro del cadavere. Dopo di che l’attività dei vermi e degli insetti si riduce per la mancanza di materiale.

24-72 ore dopo la morte: gli organi interni si decompongono.
3-5 giorni dopo la morte: il corpo inizia a gonfiarsi e si verificano perdite di schiuma e sangue dalla bocca e dal naso.
8-10 giorni dopo la morte: la pelle assume un colore rossastro (al contrario della mummificazione con cui la pelle ha un colore brunastro e aderisce alla ossa) e gli organi dell’addome accumulano gas.
Qualche settimana dopo la morte: unghie e denti cadono.
1 mese dopo la morte: il corpo inizia a liquefarsi.

Se il cadavere è in acqua ci sono due possibilità: nell’acqua stagnante (presente nelle paludi), a causa della grande presenza di batteri, il corpo verrà ridotto rapidamente a scheletro; invece, se l’acqua (fredda) è salata o dolce, il cadavere ha delle possibilità di conservarsi più a lungo. L’acqua fredda, rallentando il processo di decomposizione, permette la formazione dell’adipocera, ovvero una sostanza dura e cerosa la quale ricopre gran parte del corpo e che crea un’imbalsamazione naturale con lo scopo di proteggere il cadavere da un’ulteriore decomposizione.

Esperimento

Ho fatto un piccolo esperimento per dimostrare gli effetti della decomposizione su un pollo non trattato e su un pollo messo sotto sale.

Pollo in fase di decomposizione (prima immagine del 21 aprile, seconda e terza del 26 aprile e le ultime tre del 3 maggio).

Pollo sotto sale (prima e seconda immagine del 21 aprile, terza del 26 aprile e le ultime due del 3 maggio)