L’Architettura egizia
I più antichi esempi di architettura egizia sono le màstabe (il termine deriva dall’arabo e significa “panca”), le antiche tombe edificate dal 3000 a.C. fino al 2150 a.C. Queste, costruite inizialmente con mattoni di fango (con cui erano costruiti anche i palazzi reali dei Faraoni) e successivamente con mattoni di pietra, avevano la forma di un tronco di piramide (solido con un piano parallelo al piano della base ottenuto tagliando una piramide ) a pianta rettangolare, erano riservate solo ai nobili e ai sacerdoti ed erano decorate all’interno con delle pitture.

Come già detto nella pagina dedicata alle piramidi, dalla sovrapposizione di più màstabe nacquero le prime piramidi a gradoni. Alla piramide a gradoni si sostituì poi la piramide a facce lisce: i gradoni scomparvero e delle grandi lastre di pietra squadrate rivestirono la superficie. A partire dal Nuovo Regno però le tombe ipogee (tombe scavate sui fianchi delle montagne) sostituirono la piramide. Un esempio è la Valle dei Re, che conteneva, tra tante altre, la Tomba di Tutankhamon (scoperta nel 1922 dall’egittologo Howard Carter).

A partire dal III millennio a.C. gli Egizi edificarono magnifici templi (questi rappresentavano l’abitazione terrena delle divinità).
I templi erano formati da numerose stanze organizzate lungo un asse e che corrispondevano al percorso delle processioni (dal portale d’accesso fino al santuario vero e proprio).
Alcuni elementi ricorrenti nell’architettura dei templi sono:
-gli obelischi (monumenti commemorativi di forma allungata quadrangolare e che terminavano con la punta piramidale), posizionati davanti all’ingresso;
-il pilone (di forma rettangolare), che costituiva il portale d’accesso al tempio e rappresentava il confine tra il mondo dei vivi e quello degli dei;
-il cortile, quasi sempre delimitato da una serie di colonne;
-la sala ipostila (il cui tetto era sostenuto da colonne), nella quale si formava il corteo che accompagnava la statua di un dio durante le funzioni religiose;
-il santuario, accessibile soli dai sacerdoti e che ospitava le statue degli dei.

L’architettura era quindi legata prevalentemente alle tematiche religiose e un elemento caratteristico era la simmetria.
La scultura egizia
In Egitto la scultura ebbe ampio sviluppo anche per l’abbondanza del materiale offerto dal territorio. Quasi tutti gli esemplari giunti a noi provengono dalle camere funerarie o dalle sale dei templi e hanno dunque carattere celebrativo. Le figure erano rappresentate con un atteggiamento composto e solenne e nel viso l’artista non mostrava mai i sentimenti, esprimendo così l’impassibilità, il distaccato e la sicurezza fondati sulla potenza e la superiorità degli dei.

La pittura egizia
Tutta la produzione pittorica degli Egizi si trova sulle pareti dei templi e delle tombe. Essa doveva confortare i defunti con scene che ricordavano momenti della vita terrena (come feste, cerimonie, battute di caccia o di pesca, lavoro nei campi…). Gli dei invece apparivano nei dipinti per proteggere i morti e accompagnarli nel mondo ultraterreno. Le caratteristiche principali:
-le figure erano bidimensionali e stilizzate;
-le immagini avevano colori senza sfumature ed erano definite da una nitida linea di contorno;
-le proporzioni tra le figure non erano reali: la supremazia del Faraone e degli dei era resa visibile dalle maggiori dimensioni (oltre che dall’attribuzione di simboli regali);
-il viso, i fianchi, le gambe e i piedi erano disegnati di profilo (gli ultimi tre non erano mai disegnati sovrapposti), gli occhi erano frontali e il torace era inquadrato di fronte.

Sia per la pittura che per la scultura gli Egizi seguivano un modello fisso (il canone). Questo stabiliva precise regole di proporzione tra le parti del corpo e l’artista non doveva fare altro che seguirle disegnando la figura su una griglia quadrettata per poi riportarla sulla parete.