L’Egitto, con oltre 100 milioni di abitanti, deve affrontare una crescente domanda energetica, dovuta anche a una rapida crescita economica. Per fare ciò la sua strategia energetica è stata elaborata in funzione della propria posizione nel Mediterraneo, che lo rende un punto centrale degli scambi commerciali tra l’Africa, il Medio Oriente e l’Europa, e puntando a diventare il riferimento per le esportazioni di soprattutto gas naturale ed elettricità.
La strategia egiziana per l’energia è caratterizzata da due direttrici: lo sfruttamento e la valorizzazione del gas naturale (che rappresenta il 52% dei consumi energetici) e l’implementazione di un programma energetico incentrato sull’utilizzo di risorse rinnovabili. Entrambi gli intenti hanno il duplice scopo di assicurare l’autosufficienza all’Egitto e trasformarlo in uno dei maggiori esportatori di energia nella regione mediterranea.
Il gas naturale
La prima direttrice è stata sviluppata grazie alla scoperta di grandi giacimenti di gas naturale: il bacino di Zohr ( il più grande giacimento di gas naturale scoperto nel Mediterraneo con circa 850 miliardi di metri cubi) ad opera di ENI (agenzia italiana) nell’estate del 2015 e i bacini nell’area di Noros (120 miliardi di metri cubi) e di North El Hammad, nel Delta del Nilo. Operativo già dal 2017, il giacimento di Zohr fornisce 85 milioni di metri cubi al giorno, pari al 40% della produzione giornaliera di gas di tutto il Paese, ma i lavori vanno a rilento rispetto a quelli previsti.

Il Governo sta utilizzando queste risorse per: rifornire le case, soddisfare la domanda interna, sviluppare un’industria locale e per abbandonare l’uso del petrolio e del gasolio in favore del gas naturale.
Grazie a queste scoperte l’Egitto ha raggiunto l’autosufficienza nel settore del gas già alla fine del 2018, (mettendo così fine alle importazioni da Russia, Algeria e Israele) ed è diventato un esportatore di gas naturale.
Quest’ultimo aspetto assume particolare rilevanza a livello di partnership con compagnie internazionali, come anche agli accordi di commercializzazione del gas stipulati con vari Paesi della regione mediterranea nel Forum per il Gas nel Mediterraneo Orientale (diventato un’organizzazione con sede ad il Cairo nel settembre del 2020). Il Forum comprende sei Paesi firmatari ( Egitto, Italia, Cipro, Giordania, Israele e Palestina) e mira a modernizzare le infrastrutture e a creare un mercato regionale del gas basato sull’esportazione verso i principali mercati di consumo (soprattutto l’Europa). Grazie alle vaste riserve e alla loro vicinanza rispetto ai giacimenti israeliani, l’Egitto è facilitato a espandere il suo ruolo di esportatore verso l’Europa.

Il petrolio
A differenza del gas, il petrolio ha un ruolo importante solo nel contesto domestico.
Entro il 2023 l’Egitto ha l’intenzione di sospendere le importazioni petrolifere (è dal 2016 che si è prefisso questo obiettivo), grazie anche alla nuova raffineria Asyut (la quale produrrà 800 mila tonnellate di benzina all’anno) che dovrebbe soddisfare il fabbisogno di carburante nel sud del Paese, eliminando così la necessità di trasportarvi il petrolio lavorato nelle raffinerie del Cairo (inaugurata nel settembre del 2020), di Alessandria e di Suez.
Oltre al potenziamento della capacità di raffinazione, l’Egitto sta anche cercando di attirare le compagnie straniere affinché investano nell’esplorazione petrolifera nel suo territorio (attualmente nel Paese sono attive nell’esplorazione 60 società).
Per sostenere lo sviluppo sia del petrolio che del gas, il governo egizio ha rafforzato i rapporti con Israele, Grecia e Cipro e ha incentivato la collaborazione con tutte le principali compagnie energetiche straniere.
Gli investimenti sostenibili
La seconda direttrice della strategia energetica egizia, ovvero l’impiego di energie sostenibili, potrà: coprire i fabbisogni di elettricità, creare nuovi posti di lavoro e favorire una crescita economica sostenibile nel mercato mediterraneo (inoltre l’utilizzo di fonti rinnovabili garantirebbe un risparmio di 9 miliardi di dollari rispetto all’attuale piano energetico grazie alla diminuzione dell’inquinamento sulla salute dei cittadini e delle relative spese sanitarie).
Per compiere questo obiettivo, il Ministero per l’elettricità e le energie rinnovabili ha realizzato nel 2015 la “Strategia Integrata per l’Energia Sostenibile al 2035″, che mira a portare dall’8,5% al 20% la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2022 e al 42% entro il 2035: di questa energia il 14% proverrà dall’eolico, il 2% dall’idroelettrico e il 25% dal solare. Tra i progetti in realizzazione i più importanti sono il Parco solare di Benban (il più grande parco solare al mondo) e l’impianto eolico di Ras Ghareb.
Il governo egiziano intende inoltre esportare elettricità proveniente da fonti rinnovabili verso i vicini Paesi africani, tra cui il Sudan, e verso i Paesi mediterranei (soprattutto Libia, Arabia Saudita, Grecia e Cipro).
Vantaggi e problemi
La posizione strategica al centro del Mediterraneo e l’accesso al Canale di Suez sono grandi vantaggi per lo sviluppo energetico egizio, ma ci sono tuttavia degli altrettanto grandi problemi, tra cui: l’insicurezza interna (dovuta alla presenza di cellule terroristiche), i problemi economici causati dalla pandemia e la competizione con la Turchia, che ambisce anch’essa a diventare il punto di riferimento che colleghi gli scambi tra Asia e Europa.