Queste azioni terroristiche, svolte ancora oggi, sono anticostituzionali poiché vanno contro numerosi articoli a favore della libertà di religione presenti nella Costituzione egizia (anche se l’Islam nell’articolo 2 viene riconosciuto la religione di Stato e i principi della Legge islamica Sharia vengono riconosciuti come la fonte principale della legislazione): nell’articolo 3 si stabilisce che i cristiani e gli ebrei egiziani possono seguire le norme derivanti dalla propria religione; nell’articolo 50 stabilisce che il patrimonio civile e culturale dell’Egitto in tutta la sua diversità è un bene nazionale che lo Stato si impegna a mantenere e preservare; nell’articolo 53 la discriminazione religiosa viene definita come un crimine punibile per legge; nell’articolo 64 si garantisce la possibilità di costruzione di luoghi di culto per i cristiani; nell’articolo 74 si stabilisce che la formazione di partiti politici non deve essere basata sulla discriminazione religione o sessuale; nell’articolo 180 si stabilisce che nei seggi locali ci deve essere anche una percentuale di cristiani; nell’articolo 235 si stabilisce che il Parlamento si impegna a emanare una legge per la ricostruzione delle chiese distrutte e nell’articolo 244 si stipula che lo Stato deve adoperarsi per garantire una rappresentanza per i cristiani. Le azioni terroristiche islamiche sono quindi contro un gran numero di articoli della Costituzione egizia, ma non solo, perché vanno contro anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L’articolo 18 della Dichiarazione infatti enuncia che: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”.
